Salento: sule, mare, ientu – SI, MA POI?
Nello scorso articolo e in altri articoli di questo blog vi ho spiegato perché vivere il mare e viverlo attraverso lo sport sia qualcosa di veramente unico. Divertimento, salute, felicità, spensieratezza sono solo alcuni dei benefici che il mare e lo sport ci regalano; peccato, però, che stia diventando sempre più difficile unire questi due elementi. Almeno qui in Salento.
Sebbene nel corso di tutta la stagione invernale, sia possibile praticare tutti gli sport acquatici senza alcun problema, vista la scarsa presenza di turisti e locali; durante il periodo estivo e in particolare dall’inizio della stagione balneare la situazione cambia radicalmente. Perché?
Perché durante la stagione balneare entrano in vigore alcune leggi, definite dai vari “Piano coste” i quali prevedono una serie di disposizioni per l’utilizzo della spiaggia e delle acque.
Per “disposizione” si intende un qualsiasi enunciato presente all’interno di un atto normativo, generalmente assimilabile al termine “norma”.
La spiaggia, entro certi limiti definiti dalla legge, è considerata “terreno demaniale” e questo significa che per poterne utilizzare una certa porzione è necessaria una concessione che deve essere rilasciata dallo stato. Di concessioni ne esistono diversi tipi ed ogni concessione è rilasciata dopo un’attenta analisi da parte delle istituzioni e ad un certo prezzo.
Cosa sta succedendo però in Salento?
In Salento succede che, dopo molti anni in cui il rilascio della concessione nel periodo balneare è avvenuto senza alcun problema, si è arrivati agli ultimi due anni in cui si sta verificando una forte inversione di tendenza, ossia il mancato rilascio della concessione per le spiagge dedicate agli sport acquatici come il kitesurf. Cosa? Ti sembra assurdo?
Sai, lo penso anche io e ti spiego anche il perché. Dopo tanti anni passati a mare qui in Salento e dopo aver visto molti sport arrivare e diffondersi a macchia d’olio nell’arco di pochissimo tempo (vedi il Kitesurf o lo Stand Up Paddle) ho capito quanto il vento e il mare contino per i locali e lo intuisco dal fatto che durante il periodo invernale non esiste giorno, in cui ci sia vento, senza che tutti gli appassionati affollino le spiagge della costa ionica e adriatica per godere di qualche ora in acqua, prima di tornare alla vita quotidiana.
Durante i mesi estivi invece, mesi in cui le spiagge e le marine si affollano di turisti, questi sport diventano attrazione, incredulità e si trasformano in breve lasso di tempo in voglia di provare e di mettersi in gioco per vivere qualcosa di diverso in delle location da fare invidia a tutto il mondo. Mi sarà capitato di vedere centinaia di volte le facce dei turisti alla fine della loro lezione in acqua e quell’espressione di entusiasmo, felicità, spensieratezza, mi fa capire quanto questi sport possano dare e quanto, siano alla portata di tutti. Sono tanti i turisti che hanno deciso di ritornare da un anno all’altro, che hanno deciso di abbandonare altri luoghi e di scegliere ancora una volta il Salento e la Puglia tutta per le loro vacanze sportive.
Gli sport acquatici hanno generato nel corso di questi anni un grandissimo flusso turistico e questo lo si deve a tutte quelle persone e a tutte le associazioni che negli anni hanno deciso di fare una scommessa ed hanno deciso di impegnarsi tanto in acqua, quanto nella promozione delle proprie attività. Questa tendenza ha portato molte associazioni a partecipate e diventare parte integrante di fiere del turismo, una fra tutte la Business Tourism Management (o BTM) che ogni anno si svolge a Lecce ed attira migliaia di persone italiane e non, permettendo a questi ultimi di scoprire e conoscere tutto il territorio.
Tutto questo impegno e tutte queste realtà, negli ultimi due anni, corrono il rischio di affievolirsi e di allontanarsi “dall’agenda” tanto dei turisti, quanto dei locali, a causa di un’inversione di tendenza da parte delle autorità pubbliche che recedono di fronte al rilascio di una concessione. Tolto il fatto che potrebbero esserci una serie smisurata di fattori per il declino nel rilascio, mi sembra davvero assurdo, se non vergognoso che ad oggi, non esista in tutto il Salento una spiaggia in cui poter uscire, non come pirati, ma come appassionati di sport e di mare, in cui poter passare qualche ora in tranquillità senza la paura di poter subire delle conseguenze. Questo atteggiamento delle istituzioni non danneggia solo le associazioni che vivono di mare, ma colpiscono anche il turismo perché sfiduciano tutte quelle persone che vivono di vacanze sportive a cercare altri luoghi e altri paesaggi per praticare le proprie passioni. Paesi come la Spagna, la Grecia e la Croazia sono ben pronte a “recuperare” tutti i turisti che per questi motivi abbandonano la Puglia e il Salento.
In più bisogna considerare che sport come il kitesurf, sono diventati ufficialmente degli sport OLIMPICI e quindi sembra ancora più assurdo che non ci siano delle spiagge in cui potersi allenare per poter anche solo sognare di prepararsi per le competizioni, senza che siano sempre le regioni del Nord Italia o direttamente gli altri Stati Europei (e non) a classificarsi sui gradini più alti del podio. Oltre questo sport come il surf da onda, windsurf, kitesurf e lo stand up paddle sono riconosciuti dallo Stato Italiano e attraverso il Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) l’insegnamento di questi sport è tutelato e garantito su tutto il territorio nazionale tramite le federazioni di riferimento, nonostante ciò in Puglia sia i Comuni costieri che la Regione ancora non hanno messo a punto atti di indirizzo che facilitino la pratica degli stessi!
Di fatto, dunque, in Puglia, non è garantito il libero esercizio degli sport da tavola marini, e chiunque voglia praticarli, per non essere fuori legge, deve trovare un luogo con area riservata o corridoio di lancio e deve pagare per poterlo praticare, nonostante questi sport abbiano un alto valore sociale grazie alla loro sostenibilità ambientale! Ma queste aree riservate non esistono e i corridoi di lancio sono pochissimi (inesistenti sullo Jonio), la maggior parte dei Comuni costieri non risponde o nega le autorizzazioni alle associazioni che le richiedono.
Spero vivamente che le istituzioni si rendano conto di questa situazione e che quanto prima possano operare un’inversione di tendenza perché non è questo che la Puglia merita, non è questo che il Salento merita, non è questo che tutte le associazioni sportive meritano.
Di seguito, vi lascio un questionario che siete liberi di complicare e che riguarda proprio questa difficile situazione che affligge numerosi sportivi pugliesi e non.
Link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdNB9lG3j2YS-0RTYOiALMe7r_b80DY-MFJTOIBkCvTiQ1YdA/viewform
Purtroppo tutti noi praticanti in qualunque zona d’Italia notiamo con rammarico questo tipo di cecità da parte di ogni sorta di istituzione (Comune, Provincia, Capitaneria, etc.). Per noi che viviamo il mare è assolutamente insensato che ci venga vietata la pratica, mentre spesso i bagnanti trovano che sia più che giusto perché ritengono gli sport acquatici pericolosi. Ne stavamo giusto parlando assieme ad altri membri di un’associazione sportiva velica e io non ho fatto in tempo a dire che sono molto più pericolosi i turisti sul pedalò (poiché spesso incoscienti e ignoranti sulle dinamiche marine) che un gruppo di turisti ne ha fatto ribaltare uno al largo e siamo dovuti andare a salvarli. Io pratico SUP da anni e credo che sia lo sport migliore per far avvicinare chiunque al mare, oltre che ad uno degli sport più completi al mondo. Dal mio punto di vista si dovrebbe investire su uno sport del genere: per l’apporto fisico-salutare, per aumentare il numero di bagnanti che comincerebbero ad approcciarsi al mare in maniera più sana e per aumentare, così, anche il numero di persone in grado di intervenire in caso di un incidente altrui. Concludo che ogni paddler in acqua è un bagnino in più, e quasi tutti noi surfisti siamo ambientalisti, quindi anche la vigilanza contro degrado ed inquinamento aumenterebbe.
Hai perfettamente ragione Giorgio!